Anche in tempi non sospetti, prima che la situazione economica globale si rivelasse agli occhi di tutti così palesemente incerta e volubile, il tasso di fallimento delle startup si aggirava tra il 75 e il 90%. Ciò accadeva e tuttora accade molto spesso perché le nuove imprese non rispondono ai bisogni del mercato (42%) ma anche per mancanza di capitali e di quel team che permetterebbe invece di decollare perché completo, unito e variegato. La più grande delle difficoltà risiede però nell’approccio e nell’apertura da parte di profili altamente specializzati in tecnologie promettenti e verso il mondo dell’imprenditorialità, visto molto lontano e pericoloso, quasi da evitare.
In effetti, dopo lo scossone ricevuto dalla pandemia, e la selezione naturale avvenuta durante la prolungata crisi, trovarsi a curare una startup hi-tech è certamente una sfida ma, allo stesso tempo, una enorme opportunità per raggiungere il successo. L’importante è non avere la presunzione di volersi muovere da soli sul mercato ma affidarsi a una realtà come Archangel Adventure, che permetta di ridurre notevolmente le probabilità di fallimento della propria idea facendo da ponte tra l’ecosistema accademico o puramente tecnologico e il mercato, incrementando il tempo a disposizione per decollare e farsi poi conoscere anche da altri player che non sempre iniziano a fidarsi delle startup quando non hanno un track record da presentare.
Investimenti, opportunità e casi di successo di startup hi tech
Se il 2020 è andato meno peggio del previsto, con solo il 2% di calo degli investimenti in startup tecnologiche come ricorda l’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano, il 2021 potrebbe diventare l’anno dei record, superando il traguardo del miliardo. Nei primi 6 mesi dell’anno sono stati investiti più di 650 milioni di euro, per l’esattezza 661 milioni, poco meno di quelli registrati in tutti i 12 mesi del 2021 (che erano quasi 700). A questi dati se ne associano altri che, come pezzi di un puzzle, arrivano a comporre uno scenario decisamente positivo che dovrebbe incoraggiare chi deve curare una startup hi-tech. Fanno notizia e fanno anche essere ottimisti l’importante exit di Depop, acquisitata dal colosso Etsy per 1,6 miliardi di dollari, e gli investimenti ricevuti da Everli (100 milioni di Everli), Brumbrum (65 milioni), Casavo (un round da 50 milioni e una linea di credito da 150 milioni di euro da parte di Goldman & Sachs), Scalapay (40 milioni), Cortilia (34 milioni), Tannico (32 milioni) e DoveVivo (30 milioni).
Appurato che, se la tecnologia merita, i fondi si trovano, sono necessarie anche realtà che si occupano di curare una startup hi-tech accompagnandola nei suoi primi passi e tante ne sono nate nell’ultimo periodo, tra incubatori e acceleratori anche universitari e startup studio come Startup Bakery, “fabbriche di avvio” di nuove imprese spesso specializzate in verticali tecnologici e impegnati a rispondere alle esigenze del mercato di riferimento.
Cosa serve per curare una startup hi tech in Italia
Per trasformare un’idea tecnologica in una impresa ci sono alcuni step necessari da compiere, inevitabili e fondamentali se non si vuole essere censiti come startup fallite e confermare le statistiche disastrose degli scorsi anni.
- Business plan con focus tecnologico: se si tratta di curare una startup hi-tech è importante valorizzare la tecnologia e lasciarle sempre un ruolo di primo piano, deve guidarne lo sviluppo. Il piano di business non deve “soffocarla” orientandosi verso un unico prodotto, ma lasciare ampia scelta delle sue applicazioni che col tempo possono moltiplicarsi
- Minumum Viable Product per approcciare il mercato: appena possibile è fondamentale creare una versione di un prodotto con caratteristiche appena sufficienti per essere utilizzabile dai primi clienti, in modo che possano fornire i primi feedback per il suo ulteriore sviluppo
- Difendibilità dell’innovazione: curare una startup hi tech significa anche proteggere l’idea su cui si fonda, la tecnologia che ne costituisce la gran parte del valore. L’ideale è rivolgersi ad un consulente specializzato che ci possa aiutare ad orientarci tra brevetti, segreti industriali e tra tutte le altre modalità con cui difendere la propria innovazione, elaborando una strategia chiara
- Commitment di team e investitori: tenendo conto che non si hanno prove tangibili del valore sul mercato della propria idea tecnologica, per lo meno nella fase iniziale, è essenziale poter contare su dei sostenitori che credano nella sua profittabilità dagli elementi che possiamo al momento fornire. Ogni membro del team deve crederci, ma è necessario si aggiunga anche qualche investitore
- Mentor esperti del settore: uno sguardo esterno ma competente e oggettivo è quel che serve per poter curare una startup hi tech ad occhi aperti, guardando a tutte le possibilità di applicazione della tecnologia che esistono e non limitandosi a quelle più ovvie.
Archangel Adventure sa curare una startup hi tech dalla culla
Non è sempre vero che più persone ci sono a curare una startup hi tech meglio è, soprattutto all’inizio è estremamente importante scegliere con accuratezza a chi rivolgersi per non chiudere le porte alle opportunità ma, allo stesso tempo, per non trovarsi a gestire troppi interlocutori e troppi consigli, suggerimento ed equilibri. Per questo, il modello proposto da Archangel Adventure è l’ideale: basato sull‘open innovation, è in grado di supportare una nuova impresa prima ancora che sia nata, dalla sua costituzione al lancio sul mercato, indirizzando il founder agli acceleratori e incubatori più adatti e aiutandolo a trovare gli investitori e gli interlocutori più adatti, oltre a opportunità non scontate in ambiti impensabili.
Con il modo di curare una startup hi tech proposto da Archangel Adventure, completo e indipendente, si riducono notevolmente le probabilità di fallimento proprio per la centralità della tecnologia e per il supporto dedicato che si riesce ad offrire. Creando legami non solo con aziende e potenziali clienti, ma anche con la comunità finanziaria per i round successivi ai primi e beneficiando di esperienze dirette del team, sarà possibile incrementare il valore della società. L’importante è aprire i propri orizzonti e pensare che, anche se le proprie quote della startup diminuiscono, le possibilità di avere successo si moltiplicano.