Come abbiamo visto nell’articolo sulla costituzione di una società, l’Atto Costitutivo è il principale documento di “identità” della società, che sintetizza le sue caratteristiche e le sue regole di base, definite dai soci in sede di costituzione dell’azienda. L’Atto Costitutivo però non ha l’obiettivo di descrivere e riportare tutte le regole del gioco e per questo deve essere sempre accompagnato da una parte di dettaglio che regoli i meccanismi decisionali, i diritti e gli obblighi dei soci, o di alcuni di essi: lo Statuto, che, in caso di contrasto con l’Atto Costitutivo, prevale su quest’ultimo ed è perciò essenziale che i soci si impegnino nella definizione dettagliata delle clausole e nell’approvazione all’unanimità dello Statuto.
Lo Statuto contiene tutte le principali informazioni riguardanti la compagine societaria, necessarie per ufficializzare la costituzione della società. Questo documento, oltre a riportare nel dettaglio le informazioni già contenute nell’atto costitutivo, come ad esempio lo scopo della società, l’oggetto dell’attività svolta e la strutturazione dell’organizzazione interna, definisce anche le clausole relative alla gestione e alla rappresentanza della società; all’elezione delle cariche sociali dell’ente; alla limitazione o alla inclusione dei soci in alcune decisioni; al bilancio e alla sua approvazione e all’eventuale presenza di organi di controllo. Nelle startup è molto importante conoscere questo documento e le sue finalità perché è, insieme ai patti parasociali che analizzeremo in un altro approfondimento, il testo in cui sono regolati i meccanismi di incentivo dei founder, le clausole di protezione degli investitori e le modalità con cui si andrà a distribuire la ricchezza che la startup andrà a generare con la sua attività o con la sua cessione.
Nello Statuto i soci attribuiscono agli amministratori della società il potere di gestione e il potere di rappresentanza dell’ente. Nonostante apparentemente sembrino la stessa cosa, si tratta di due fenomeni diversi, in quanto la gestione della società è un potere interno alla società, mentre il secondo riguarda l’attività esterna alla stessa. Quindi, i soci possono decidere a chi attribuire il potere di gestione e a chi estendere anche il potere di rappresentanza, con conseguente incremento di poteri e oneri.
Per quanto riguarda i soci e i loro diritti, come quelli appena menzionati per un investitore standard, sia nell’Atto Costitutivo che nello Statuto devono essere presenti i meccanismi di bilanciamento e di regolazione di tutti i “poteri” dei soci. Di regola, il valore della quota attribuita ai singoli soci deve essere proporzionato ai diritti amministrativi e ai diritti patrimoniali degli stessi. Esiste però una deroga alla regola citata, ovvero il codice civile prevede la possibilità di attribuire dei particolari diritti riguardanti l’amministrazione della società o la distribuzione degli utili a determinati soci, specificandone nome e cognome. Spesso un investitore di Venture Capital richiede almeno un posto nel board (Board of Directors/BoD = CDA in inglese) e delle materie riservate o veti, cioè un insieme di decisioni cruciali per la startup ed il suo sviluppo che non possono essere prese se non con l’approvazione dell’investitore. Di qui il concetto che per esercitare un controllo su una società non è necessario né sufficiente avere la maggioranza delle quote. Ma affronteremo questo argomento in un approfondimento a parte.
Tra gli altri diritti particolari rientrano ad esempio, anche:
- i diritti di gradimento (che regolano il trasferimento delle quote di un socio a favore di soggetti che non sono soci della società);
- il diritto di compiere specifici atti di gestione o amministrazione;
- i diritti di recesso (che tutela il socio in caso di cambiamento sostanziale dell’atto costitutivo).
- i diritti sulle priorità e sulle percentuali di distribuzione di proventi (siano essi dividendi originati dalla gestione oppure da un evento di liquidazione quale la vendita di parte o di tutta l’azienda);
- il diritto agli utili in relazione all’andamento dell’azienda o in maniera fissa
Una precisazione a parte è doverosa relativamente alla redazione e approvazione del bilancio. I soci possono infatti stabilire il termine entro cui convocare l’assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio, prevedendo una deroga di massimi 180 giorni, consentendo all’amministrazione di avere più tempo per redigere un documento completo che descriva la situazione economico patrimoniale della società e che dia modo ai soci di valutare eventuali azioni da prendere
Diversamente dall’approvazione del bilancio e da tutte le altre decisioni dei soci, le previsioni dello Statuto e dunque l’adozione del suo testo deve essere approvata soci, quindi, in caso di modifica delle regole del gioco, i soci che dissentono possono liberamente interrompere la partita e recedere dal contratto prima della scadenza della durata del contratto societario.
È dunque evidente che lo Statuto sia il documento al quale prestare più attenzione se si vuole aprire una startup perché impatta su tutte le attività della società e sarà complesso modificarlo in futuro.