Se stai pensando a una startup hi-tech è probabilmente il momento giusto. In Italia, a un anno dalla pandemia, il mercato non si ferma. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, nel 2020 sono stati investiti 683 milioni di euro con una perdita di circa 11 milioni di euro rispetto al 2019. La pandemia, quindi, non ha fermato l’hi-tech, che ha tenuto e sembra pronto a decollare anche grazie allo sblocco del fondo nazionale per l’innovazione (Fni). La capacità di innovare, ancora alla base di questo ecosistema, si rivela così il punto di ripartenza post-Covid, anche per attrarre investimenti sullo scenario internazionale (che sono calati nel 2020).
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Fintech e Insuretech
In Italia, fra i settori in crescita nel comparto hi-tech c’è sicuramente il fintech e l’insuretch. Nell’ultimo anno le startup fintech e insurtech hanno incassato finanziamenti per 55,3 miliardi di dollari a livello globale. Il 30% delle startup finanziate è basato in Europa, in particolare Regno Unito, con 296 startup e 5,3 miliardi di dollari.
Il ritardo italiano è sicuramente importante rispetto agli altri paesi del vecchio continente, ma guardando i dati l’attenzione e l’interesse sono cresciuti nel tempo. Le fintech, infatti, stanno trovando terreno fertile anche in Italia: se nel 2011 se ne contavano appena 11, nel 2020 si è toccato quota 345. In ogni caso è chiaro che la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale segnano la strada del loro futuro. Va segnalata nella direzione di un recupero di tale gap l’operazione congiunta fra CDP Venture Capital Sgr – Fondo Nazionale Innovazione, Digital Magics, Startupbootcamp e Fintech District, che hanno dato vita recentemente al nuovo Acceleratore di startup in ambito Fintech e Insurtech. Un’evoluzione che dimostra come la verticalità e specializzazione degli acceleratori sia una tendenza che possa essere valorizzata con ottimi risultati se ci saranno operatori in grado di orientare le start up verso specifici percorsi per loro ottimali, contribuendo anche al loro finanziamento.
Startup hi-tech: nuovi scenari
Fra le startup hi-tech che fanno fintech e insurtech niente però sembra come prima. Si aprono infatti nuove possibilità come, per esempio, l’open finance e la finanza decentralizzata. Non solo: basti pensare anche alla fintegration, ovvero il matrimonio tra fintech e banche, che nel 2021 si consoliderà ulteriormente. Per non parlare di soluzioni fintech legate all’e-commerce, esploso con la pandemia, e che quindi consentano sicurezza e flessibilità nei pagamenti elettronici.
Nel caso insurtech la parola d’ordine è una, anzi due: tailored insurance. La tecnologia dovrà essere in grado nel 2021 di spingere verso soluzioni estremamente personalizzate, quasi create per la gestione personalizzata dei rischi del cliente. In questo contesto l’utilizzo dei dati si rivelerà cruciale per la formulazione di modelli di business durevoli in grado di apprezzare il valore che politiche di pricing correlate alla valutazione del rischio al netto delle misure di contenimento adottate dai clienti assicurati potranno comportare per il settore. Ma anche le startup che semplificano i processi interni per avvicinare il cliente e facilitarne la interazione troveranno spazio nel mercato.
Fra salute e sostenibilità
L’anno che si è appena aperto – e lo scenario mutato dalla pandemia – porta con sé trend chiari per l’hi-tech in Italia.
Complice la crisi sanitaria, l’attenzione alla salute e al benessere sarà centrale. La tendenza di una maggior diffusione di piattaforme che aiutano a dormire meglio, meditare e forniscono supporto psicologico è lampante. I dati avranno poi un ruolo fondamentale nel settore health care: Bain ha inserito fra le tendenze tech proprio gli health data, prevedendo che il mercato mondiale dei dati sanitari raggiungerà i 70 miliardi di dollari nel 2025. L’attenzione in Italia non cala: basti pensare che già prima del Covid-19 la telemedicina si era già aperta il suo varco.
La sostenibilità e quindi le tecnologie che incorporano questo concetto sono fra le principali tendenze anche per le startup. Basti pensare che il green è un focus per tutte le industrie: dalla moda all’alimentazione, passando proprio per il digitale. In Italia questo trend andrà tuttavia riconciliato con la necessità di far ripartire nel più breve tempo possibile i settori economici più colpiti dalla pandemia e di incentivare gli investimenti in innovazione tecnologica destinati a riequilibrare più velocemente possibile il gap di produttività del nostro paese con quella degli altri paesi europei. I risultati del recente Millennial Survey di Deloitte, uno studio annuale che la società di consulenza quest’anno, in via straordinaria, ha condotto in due fasi, sono la più concreta evidenza di tale esigenza. L’interesse dei giovani italiani per i cambiamenti climatici, da sempre inferiore rispetto a quello di quelli di altri paesi, ha evidenziato un calo significativo dopo la pandemia (35% ha indicato il tema come prioritario ad aprile rispetto al 43% di gennaio).
Gli altri tech trends
Un’attenzione costante del mercato va verso la sicurezza informatica, una tendenza che ha assunto connotati persino più rilevanti negli ultimi mesi visto il massivo aumento del lavoro da remoto. A ciò si aggiunga che il ricorso alla AI nella gestione del cyber risk diventerà cruciale anche su tali applicazioni a fronte dello sviluppo nei prossimi 4- 5 anni del “Quantum Computing” potenzialmente in grado di decodificare in tempi infinitesimali qualsiasi decriptazione oggi esistente a difesa dei dati archiviati. Spesso sicurezza e digitalizzazione fanno leva sul cloud: un settore su cui le possibilità di crescita sono infinite per le startup. Basti pensare che nel 2020, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il mercato italiano ha superato i 3,34 miliardi con una crescita del +21% rispetto al 2019. Tornando agli effetti della crisi pandemica, interessanti saranno anche le opportunità che la Augmented e Virtual Reality potranno offrire a fronte della scientificamente riscontrata fatica causata alle persone dal sempre maggiore ricorso alle tradizionali videoconferenze, veicolando ambienti di simulazione tipici dei videogiochi nei quali gli utenti potranno comunicare, interagire e collaborare in modo più divertente e naturale.