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L’era dei Robot Umanoidi
Le compagnie che fanno robot umanoidi fino a qualche anno fa si potevano contare sulla punta delle dita.
Quasi sicuramente avrete sentito parlare di Boston Dynamics (BD), l’azienda americana spin-off del MIT e leader del settore. Nel 2021 si è fatta conoscere al grande pubblico grazie a questo incredibile video dove i suoi robot “Atlas”, saltando da una parte all’altra, hanno realizzato un’armoniosa “coreografia” di parkour.
Già in quegli anni, i più appassionati tra noi, si immaginavamo proiettati verso un futuro pieno di automi intelligenti, scattanti e prestanti, quasi come se fossero usciti fuori da qualche libro di Isaac Asimov.
Dallo scorso anno anche Tesla è entrata nel settore. Non che fosse nuova di robotica, in fin dei conti già produceva automobili a guida autonoma (e non escludo che nel passaggio abbiano preso a cuore la trama della serie Transformers!).
L’effetto Wow
Nell’ottobre 2022 Elon Musk ha presentato il Tesla Optimus (di nuovo vi ricorda qualcosa? 🚒)|.
L’hype intorno alla presentazione era molto alto, e tutti noi appassionati, con ancora in mente l’immagine vivida dei robot salterini della Boston Dynamics, ci aspettavamo come minimo che il Tesla Optimus iniziasse a ballare la breakdance!
Quello che abbiamo visto invece è stato un robot mingherlino, dall’aspetto fragile e che a malapena si reggeva in piedi da solo.
Nelle demo presentate in quell’occasione il robot, sempre attaccato al suo cavo di sicurezza, svolge a fatica una serie di mansioni tutto sommato “ordinarie”, come portare dei pacchi o annaffiare le piante.
Quel giorno, Moltissime testate sia italiane che internazionali sono uscite con titoli che nascondevano (e neanche troppo bene) un sottile strato di ironia e sarcasmo, lasciando intravedere un sentimento di delusione e disapprovazione per quella che sembrava una vera e propria involuzione rispetto al 2021. Insomma il Tesla Optimus non aveva l’effetto Wow e non era riuscito a catturare l’attenzione né dei giornalisti né delle persone comuni. O almeno di quelle non addette ai lavori.
Arriviamo ad oggi, a qualche giorno fa. Il Tesla Optimus è ritornato finalmente a far parlare di sé in un video pubblicato su X, dove si vede preso nell’intento di sistemare dei mattoncini componibili colorati su un vassoio. Impressionante vero!? 🤔 Non esattamente…
Già più di 8 anni fà infatti, l’azienda Kawasaki Robot (KR) lanciò nelle principali fabbriche giapponesi e internazionali i cosiddetti Picking robots, ovvero bracci meccanici in grado di ordinare velocemente oggetti di qualsiasi tipo nei settori alimentare, farmaceutico, cosmetico, elettrico, elettronico e meccanico, su una qualsiasi linea industriale.
In molti potrebbero dire che concettualmente non siamo molto distanti in termini di funzionalità. Ma come si giustificano allora i milioni investiti e gli anni di sviluppo che Tesla ha impiegato nel dare alla luce un robot che all’apparenza non ha veramente nulla di speciale e innovativo?
La chiave di lettura
Il presupposto per capire questo robot è immaginarselo esattamente come un’auto stradale a guida autonoma, con braccia e gambe al posto delle ruote.
Come le automobili infatti, questi robot sono addestrati a navigare, vedere ed interagire con lo spazio circostante in maniera indipendente rispetto a qualsiasi variazione di scenario.
Sia i robot della Boston Dynamics che quelli della Kawasaki Robot, al contrario, possono lavorare o realizzare le loro performance acrobatiche solamente in ambienti statici o controllati, con un basso margine di tolleranza rispetto alle variazioni accidentali e capacità di adattamento minime (o circoscritte come nel caso degli Atlas della BD all’equilibrio).
Per quanto sia i BD che i KR siano anch’essi dotati di sensore di “visione” e facciano largo uso di modelli di computer vision, non riescono in alcun modo a reggere il paragone col training del neural network fatto ad hoc per l’Optimus. E il motivo risiede nei dati.
Tesla ha infatti a disposizione più dati del mondo reale acquisiti tramite AI di qualsiasi altra azienda al mondo, grazie alla diffusione capillare delle sue auto elettriche.
Anche il Pricing gioca un ruolo fondamentale nel definire l’aspetto innovativo dell’Optimus.
I comunicati dicono che verrà commercializzato al costo di $20.000, un prezzo incredibilmente competitivo se comparato allo Spot, il robot a quattro zampe di Boston Dynamics, che ha un listino che parte da $74.000.
Il fatto che il Tesla Bot costi addirittura meno di una Tesla stradale, lascia intuire che l’obiettivo dell’azienda è quello di raggiungere la produzione di massa per gli utenti consumer, per aiutarli a svolgere compiti ripetitivi e faticosi al pari di un utensile evoluto, anche se in molti si aspettano che possa crescere velocemente anche sotto l’aspetto linguistico e comunicativo.
Le implicazioni di tutto ciò sono assolutamente insondabili, ma c’è ancora molta strada da fare prima di vederlo nei negozi in offerta al black friday.
In fin dei conti, non ballerà la breakdance, è vero, anche se avrebbe potuto, però si ripromette di cambiare per sempre il modo in cui lavoriamo e la società in cui viviamo.